Bona Mario Fiorenzo

Bona Mario Fiorenzo

Mario Fiorenzo Bona, classe 1957. Tesserato besanese dal 2019. Nella vita è un manager del settore finanziario.
⁉️ Ma voi lo sapevate che Mario ho conosciuto l’orienteering molto tardi, a quasi 59 anni, grazie a uno stage aziendale di team-building? Ne è rimasto subito affascinato, ma prima di iniziare a fare orienteering ha avuto tante esperienza anche in tanti altri sport! Queste le sue parole: “in precedenza avevo praticato molti sport: atletica (100 e 200m piani) negli anni del liceo, calcio e calcetto, ciclismo, attività subacquea ed escursionismo. Il tutto senza mai eccellere in nulla ma sono contento di avere avuto questa pluralità di esperienze. Fin quando l’attività professionale me ne ha lasciato il tempo ho trascorso le vacanze estive attraversando deserti o facendo trekking nei parchi nazionali e associando a questi viaggi la pratica della fotografia naturalistica e l’osservazione astronomica. Negli ultimi dieci anni mi sono dedicato anche alla vela compiendo tra l’altro una serie di traversate dell’Adriatico come skipper. Queste ultime attività rivelano l’interesse che ho sempre manifestato per l’esplorazione di spazi vasti e poco conosciuti. Associando a questo la passione avuta sin da ragazzo per le mappe e le cartine topografiche, che in alcuni casi mi autodisegnavo, comprendo che l’orienteering era in qualche modo nel mio destino. Mi spiace solo di non aver cominciato prima a praticarlo”.
❓ Le risposte alle nostre domande: “Essendo da sempre abituato a veleggiare nei bassifondi della classifica, ho dovuto necessariamente imparare a gestire le delusioni e a trasformarle in stimolo per la gara successiva. Non ho problemi ad affrontare i miei errori quando impattano solo sul mio risultato. Diverso il discorso quando la mia prestazione condiziona quella dei compagni, come nella staffetta. 5/5/19 Carpegna, camp. italiano staffetta M55. Il giorno prima la middle è andata discretamente e sono fiducioso. Al mattino meteo implacabile con pioggia e grandine incessanti e temperatura polare. Parto dignitosamente ma alla quattro faccio un letale errore di parallelo scambiando due ruscelli (ma ormai c’erano rivoli e pozze ovunque), mi perdo e passo l’ora successiva a cercare testardamente di fare relocation. Quando finalmente capisco cosa è successo e dove mi trovo è tardi, sono letteralmente congelato, non sento più le braccia e, delusissimo, mi devo ritirare. Mi è spiaciuto tantissimo per i miei due compagni, Carlo e Nicola, che invece, pur in condizioni proibitive, erano riusciti a completare il percorso. Alla staffetta successiva, il 27/10/19 a Bardolino, mi sono impegnato allo spasimo e ho corso la mia migliore sprint di sempre.
Teoricamente il ricordo più bello dovrebbe essere legato ai due podi di Orsomarso e Novacco in Coppa Italia nel 2019 (dal che si dimostra che i miracoli esistono) ma in realtà non è così. Ci sono tanti bei ricordi legati al superamento di difficoltà prima ritenute invalicabili e alla sensazione di migliorare seppure lentamente ma la cosa più bella sperimentata in assoluto è stata il fortissimo spirito di squadra e di solidarietà che ho scoperto in Besanese. Due episodi in particolare. Il primo: 17/2/19, allenamento libero regionale a Cocquo/Porto della Torre: in squadra non mi conosce quasi nessuno. Incrocio al parcheggio due dei nostri, Stefano e Barbara, che oggi so essere dei campioni e mi presento palesandomi come nuovo ed inesperto membro della squadra. Come risultato si offrono di accompagnarmi sul percorso, restando con me per due ore correggendo i miei errori e dandomi preziosi consigli, sacrificando il loro allenamento. Secondo episodio: 18/5/19 Vigolo Vattaro, middle C. Italia. Freddo e pioggia, parto tardi e comincio subito a sbagliare e vagare per il bosco, accumulo crescente ritardo ma non voglio mollare e perdo la cognizione del tempo. Dopo tre ore sono ancora alla otto, incrocio gli addetti che stanno togliendo il campo e capisco che forse è ora di ritirarsi. Giungo all’arrivo coperto di fango e trovo l’arena completamente sbaraccata e deserta. Ma scorgo una figura familiare: Ivo, completamente solo, che mi aspetta da un pezzo. Realizzo in quel momento di aver creato preoccupazione. Ma non subisco né un rimprovero, né un gesto di impazienza, né una parola che potesse accrescere il mio già notevole imbarazzo. Quando mi scuso e gli dico che non mi aspettavo che ci fosse qualcuno ad attendermi mi risponde semplicemente: “non preoccuparti, ma sappi che noi non lasciamo mai indietro nessuno”. Due episodi, per me illuminanti – ma potrei citarne altri assimilabili – di cosa sia l’ambiente della Besanese, componente inscindibile dell’eccellenza di questa squadra”.