Treviso e il Cansiglio: la bellezza veneta accoglie l’orienteering

Raccontano le leggende che il settimo giorno, prima del canonico riposo, venne creato il Pian del Cansiglio. Questa splendida gemma delle Alpi Bellunesi doveva servire, infatti, come prototipo per un progetto che le alte sfere celesti stavano portando avanti. Da una parte, crearono la selva oscura di Archeton dove chi difetta di tecnica e fede nella bussola espia le sue colpe, pungolato per sempre dalle sue doline infernali. Dall’altra, eressero la foresta di Vallorch, dove si corre liberi dai pesi terreni, nell’eterna felicità paradisiaca. Infine, dopo lunghe esitazioni, ci misero gli altri boschi dell’altopiano, dove la bellezza si mischia al terrore e vengono puniti gli errori più lievi. Non so se queste leggende siano vere, ma di certo solo una mano divina può aver modellato i boschi del Cansiglio, dove l’orienteering si fa leggenda; solo uno spirito superiore può aver disegnato le rocciose doline e le faggete dolci per offrire al genere umano un abbozzo delle delizie e delle pene che spettano agli dèi. Perché correre sul Pian del Cansiglio significa calcare le orme dei grandi; si sale dalla pianura lasciando dietro di sé le scorie della vita normale; qui si entra in una dimensione diversa, superiore, dove la bellezza assoluta e il profondo orrore elevano chi ardisce entrare in questi boschi.

Si torna al Cansiglio per la quarta prova di Coppa Italia, ma il giorno prima un’altra arena di grande levatura ha ospitato la prova veloce dedicata alla sprint. Treviso si erge signorile nella pianura veneta, come un castello medioevale troneggiava sui villaggi attorno. I suoi palazzi raccontano i fasti antichi e racchiudono tra le sue mura gioielli di autentico splendore. Tra le strette vie e le piazze eleganti, pieni di vita, si spande la bella gioventù del luogo, diffondendosi tra i passaggi stretti, i portici e i giardini. La città di impronta medioevale si presta benissimo alla sprint, offrendo anzi un palcoscenico di altissima classe, mischiando difficoltà tecniche alla bellezza dei luoghi. Il gran caldo è senza dubbio un fiero avversario per ogni concorrente, ma i contorti vicoli, i passaggi tra portici e giardinetti non sono da meno nel confondere ed erodere secondi agli alteri campioni come alle comparse improvvisate. Pronti via e si corre subito in Piazza dei Signori, nel cuore pulsante della città, tra i fasti e la bellezza, non prive ovviamente di difficoltà tecniche e scelte insidiose. I tratti in piano consentono la massima velocità, riducendo così i tempi di reazione e rendendo tutto più insidioso. Si aggiunge il caldo che picchia imperioso, confondendo le menti man mano che la fatica sale e la lucidità si riduce. La lunghissima volata sulle mura settentrionali sembra infinita ed erode, metro dopo metro, quelle poche energie che la gara ha lasciato.

L'arrivo a Treviso
Laura Vigni all'arrivo a Treviso.

Eppure, il recupero deve essere rapido, perché il giorno successivo il Pian del Cansiglio, sulla mappa di Taffarel, impone distanze siderali, atte a svuotare anche i più forti. Già l’avvicinamento alla partenza non regala nulla, perché bisogna scalare già 300 metri di dislivello su una strada ripida sotto il gran caldo. Tuttavia, lo sforzo è ampiamente ricompensato, perché l’area della partenza è di una bellezza struggente. Il bosco, improvvisamente addolcitosi, apre le sue braccia mostrando i magnifici faggi del Cansiglio e un fondo così pulito che viene da piangere per l’emozione. Il bosco pare la sala di un trono, tanto è augusto e splendido, gli alberi diritti come colonne d’alabastro e il fondo delicato come tappeti di porpora. È quasi un peccato doverlo lasciare, ma l’orologio dello start chiama implacabile al proprio destino. E allora ti accosti agitato, perché è un onore correre al Cansiglio, ma anche un cimento feroce. Hai quasi paura di profanare la sua bellezza con i tuoi sciocchi errori. Attorno a te gli altri atleti si uniscono al tuo tremore: solo pochi, i campionissimi, si scaldano sicuri del proprio valore; gli altri parlottano tra loro tentando di cacciare la tensione, scrutano incerti il bosco, si muovono lentamente per risparmiare ogni stilla di energia. Poi il cronometro rintocca i fatidici bip e si deve partire chi verso la gloria, chi verso il martirio. E non è solo questione di vittoria o disfatta: la partenza sorge al limitare delle due sezioni del bosco di Taffarel, una più dolce, veloce, gentile; aspra, cattiva e attorcigliata l’altra. Le unisce una tratta lunga smisurata che toglie il coraggio anche ai più arditi. Attraversa la mappa da una parte all’altra e chiama i più forti alla leggenda, i deboli al tracollo. Parte dal punto più lontano della parte gentile, si snoda lungo sentieri imponenti, infondendo fallace entusiasmo. Quindi, di colpo, entra nella parte cattiva, dove ogni certezza è perduta e le menti di ognuno sono messe alla prova. I profili arrotondati diventano improvvisamente contorti; le forme gentili sono mutate in doline spietate e microavvallamenti traditori; gli atleti che prima correvano leggeri, sicuri, ora annaspano, errano e vagano come anime perdute. A torme li vedi andare, appigliandosi a disperati treni, dove chi conduce non è più sicuro di chi insegue. Paiono anime perdute, rischiarate un secondo da un bagliore arancione, che il più delle volte si mostra un miraggio beffardo. Qualcuno oppone il disperato coraggio della ragione, tenta di ricollocarsi e riconoscere qualche forma, ma il bosco muta le sue forme, irride e disperde questa eroica resistenza. Altri crollano; solo pochi proseguono la loro cavalcata trionfale, più forti anche dei lacci e degli inciampi della selva. Sono loro a rivedere la luce in fondo alla discesa, lungo il corridoio d’arrivo, tra gli incitamenti dei compagni, accolti dal commento dello speaker. Un tempo aedi, bardi e poeti cantavano le gesta degli eroi; oggi sono altre fonti che tributano il giusto onore ai campioni: qui più meritati che altrove perché uscire vincitori dal bosco del Cansiglio è un’onore che spetta solo ai più capaci.

Arrivo al Cansiglio
Sofia Ferrario all'arrivo della long al Pian del Cansiglio.