Una splendida giornata di sole ha accompagnato la prima gara organizzata dalla Polisportiva Besanese, terzo evento di bosco del Trofeo Lombardia. Se non fosse frutto del riscaldamento globale, verrebbe da giurare che il clima cerchi di farsi perdonare degli sgarbi dello scorso anno; dopo il fango della Val d’Astico, la pioggia di Bellamonte e la bufera di Corno alle Scale, il tepore di Calò pare quasi una benedizione ai circa duecento partecipanti.
Il bosco stesso si mostra nel suo aspetto migliore, stemperando le aree verdi come un cortese padrone di casa. Levare completamente i rovi dalle zone più accidentate sarebbe stato chiedere troppo, ma le erte sgombre di impacci e trappole, le piccole radure ammantate di fiori, fanno stropicciare gli occhi agli orientisti che si erano preparati al peggio. Il bosco brianzolo nel corso dei secoli ha assunto l’animo concreto ed oculato dei suoi abitanti, e raramente si lascia andare a sperperi come ampie aree di bosco bianco o morbidi valloni dalle forme arrotondate. Cinto dai campi e dalle fabbriche dei suoi alacri vicini, deve condensare in pochi metri quadrati le insidie che i suoi simili, trentini o appenninici, possono permettersi di sparpagliare su miglia e miglia. Di fatto la mappa si concentra in due lingue di bosco, in ripida picchiata verso fiumiciattoli disseccati dalla siccità. In mezzo e ai lati, cingono queste due selve, rese aspre e contorte dalla mancanza di spazio, i campi che la mappa dissemina di ics rosse per evitare di incappare in litigi con i gelosi custodi di queste piccole proprietà.
Ne risulta una middle che in altre regioni potrebbe essere definita arcigna, tanto è condensata in bitorzolute erte, ricche di rovi e rampicanti vari; ma questo è il massimo che può offrire il bosco brianzolo, per una volta in vena di limitati sciali in quanto a corribilità. Le aree private, recintate come castelli medioevali, offrono un buon modo per disegnare qualche scelta su tratte di media lunghezza. Per il resto si fa su e giù dai valloni, mentre gli alberi ancora spogliati dall’inverno, osservano con il loro aspetto burbero, e sembrano quasi irridere i concorrenti che sbagliano; ma come, dicono, ci siamo rovinati eliminando quasi tutti i rovi, e voi non vi ci raccapezzate lo stesso?
Partecipazione a ranghi ridotti per la Besanese, che in veste di organizzatore ha dovuto stornare diversi atleti a ruoli dietro le quinte; primo test in previsione del più massiccio impegno dei campionati long a settembre. Prova superata, visto che i concorrenti sono usciti quasi tutti con il sorriso dai valloni di Calò, segno di un’accoglienza cortese, tracciati stimolanti e una buona efficienza nei ruoli di contorno.
Ma se gli organizzatori si sono impegnati, anche gli atleti brianzoli ci hanno messo la loro sul piano agonistico, strappando tre vittorie nella gara di casa oltre a numerosi piazzamenti. In M18 la netta superiorità dei bianco-rosso-blu viene sfruttata con la doppietta Tommaso Redaelli – Lorenzo Stalio, che demolisce gli avversari. Netto, ma meno ampia, è invece il successo di Gianluca Di Stefano in M35. Unico alloro tra le ragazze porta invece la firma di Chiara Magenes in W16. Questo 2 a 1 tra uomini e donne viene confermato a livello assoluto: per una volta sono i maschietti a salire sul podio mentre le ragazze rimangono a bocca asciutta. Sui gradini più bassi del podio ME si accomodano Marco Anselmo Di Stefano e il rientrante Cesare Mattiroli, in una classifica, comunque, molto corta dove un’esitazione di pochi secondi si pagava a carissimo prezzo. Da segnalare, infine, in WE la vittoria di un’atleta ucraina: in questo momento molto difficile per la sua patria, ci auguriamo che possa essere di buon auspicio per un futuro migliore per questo popolo coraggioso e tenace, un futuro di pace e libertà.