Andrea Migliore, classe1987, affiliato FISO dal 2012, tesserato besanese dal 2018. Nella vita è consulente per una società che fornisce servizi in ambito di progetti informatici.
⁉️ Andrea si definisce così: “per quanto lavori su un software che aiuta a fare i bilanci e faccia uno sport che pullula di matematici e ingegneri, resto sempre un ragazzo che ha fatto il Liceo Classico, appassionato di storia e di letteratura. Qualche volta, in gara, mentre dovrei concentrarmi di più sulle tratte, mi vengono in mente le frasi che poi riporto nei miei articoli.”
È lui infatti la mente dietro agli avvincenti articoli che dopo ogni gara vengono puntualmente pubblicati sul nostro sito. [Vai a leggerli nella sezione “notizie”!]
❓le risposte alle nostre domande: “I miei ricordi migliori sono legati a Venezia che è la carta su cui spero di correre in eterno il giorno in cui non ci sarò più: è un labirinto di altissimo orienteering, immerso in uno scenario di romantica bellezza che non ha eguali. È stata la città delle prime volte per me: prima trasferta con la Besanese, primo reportage post gara che ho scritto e, soprattutto, prima gara seria della mia vita. MOV 2012: categoria infima (era la mia prima gara vera), ma emozioni tantissime. Quel giorno la manifestazione è coincisa con un’eccezionale acqua alta. Sapevo che sarebbe stata difficile, ma quando sono arrivato in Piazza San Marco e mi sono trovato di fronte mezzo metro di acqua gelata salita dalla laguna mi sono chiesto che stessi facendo. Poi ho deciso di non tornare indietro e la mia vita è cambiata. Stringendo i denti sono arrivato al ritrovo, zuppo e infreddolito, trovando un paio di migliaia di altri pazzi, giunti da ogni parte del mondo, per correre in quella meraviglia. Quello che è successo dopo è difficile da raccontare: credo di aver vagato per quaranta minuti corricchiando nell’acqua alta, tra gli sguardi sorpresi dei veneziani e la bellezza romantica di Venezia, che di notte o nella foschia, assume sfumature di uno splendore che i raggi del sole sminuiscono. Quando sono uscito da quel gomitolo assurdo di vicoli e canali, e mi sono trovato a sprintare sulla riva della laguna, sotto lo sguardo severo del campanile di San Marco, ho capito di aver trovato una nuova dimensione. Quel giorno mi sono innamorato perdutamente dell’orienteering.
Per quanto riguarda il mio ricordo peggiore, potrei riempire volumi con le giornate storte e gli errori idioti, ma il giorno della mass start alla Selva di Clusone a fine 2016 di sicuro raggiunge l’apice. Che fossi fuori luogo in una MA con una start list di altissimo livello era chiaro, che avrei perso presto le ruote dei migliori altrettanto sicuro; ma che facessi praticamente tutti gli errori possibili in così pochi punti non me lo aspettavo neppure negli incubi peggiori. In un attimo un bosco così bello è diventato per me una selva oscura in cui mi sono smarrito senza possibilità di redenzione. Credo di aver retto setto-otto punti al massimo prima di gettare la spugna e trotterellare, a capo chino, al traguardo. Quel giorno ero così pieno di vergogna e di imbarazzo, tanto che ho seriamente pensato di mollare tutto e bruciare bussola e si-card per la disperazione. Per fortuna ci ho ripensato e quei brutti pensieri sono tornati in altre giornate buie, senz’altro, ma mai così forti.”