Due giorni di orienteering nei boschi della Val di Sella

Si torna al format con due gare di bosco per il quarto weekend di gare nazionali. Ad ospitare gli orientisti questa volta è la Val di Sella, piccola ma scenografica valletta trentina. Si torna, quindi, sulle Alpi, che sinora quest’anno erano mancate e le aspettative non sono deluse. Si aggiunge alla bellezza delle gare un tempo eccezionalmente clemente, che il sabato grazia i concorrenti, nonostante nuvoloni grigi e spessi, e si distende, la domenica, in una giornata piacevolissima e tiepida. Confrontata con il furore degli dèi a Corno alle Scale di un anno fa, dove neve gelo pioggia infierirono in lungo e largo, questa volta ne esce un weekend splendido.

La gara middle del sabato si corre nella parte più interna della valle, in una specie di conca che permette di non aver mai dislivelli eccessivi. Dove non arrivano le asprezze del terreno, ci pensa il fango frutto delle recenti e copiose piogge. La zona stessa dopo la partenza risulta completamente stravolta, con una depressione che è diventata una vera e propria palude, tanto vasta da sgomentare alla sola vista. Il terreno è un po’ sporco e presenta diverse zone sassose, rallentando così una gara che sarebbe stata velocissima in un bosco per il resto molto bello. L’andamento dei tracciati è sempre molto nervoso, zigzagando tra piccole alture e continui cambi di direzione, tra difficoltà tecniche non eccessive, ma mai dome. Il bosco stesso è severo, non concedendo nulla in caso di errore, ma mai eccessivamente cattivo, risultando anzi a tratti piacevolissimo.

Chiara Caglio corre verso il punto 100 terminando la sua fatica nella gara middle. Sullo sfondo l'impegnativo bosco della Val di Sella.
Chiara Magenes sprinta sul traguardo della gara middle. In cielo i nuvoloni spessi che hanno promesso pioggia tutto il giorno, senza dare seguito alle minacce.

Si cambia un po’ spartito la domenica, con la gara long che si disputa quasi tutta su un lungo versante più in basso nella Val di Sella. Long di nome e di fatto per l’avvicinamento alla partenza, almeno per le categorie più forti: gli oltre due chilometri di strada in leggera salita fanno capire sin da subito che oggi non si lesinerà sulle distanze. La lunga teoria di orientisti si incammina sulla strada, dubbiosa se lesinare il riscaldamento viste le lunghe tratte oppure se osare. Ancora una volta si vedono le differenze tra gli atleti veri, che corricchiano per andare in partenza, e quelli della domenica, che più prudentemente passeggiano conservando tutta la benzina che possono per dopo.

Il dopo si manifesta subito con una partenza in salita, che mette in chiaro che oggi poco verrà risparmiato. Il bosco è ancora piacevolissimo, per quanto severo e non concede nulla in caso di errore. I particolari a cui appigliarsi sono esposti con taccagneria, salvo le forme che sole guidano nelle lunghe cavalcate in costa. Le rampe non sono impossibili, ma si fanno sentire, mentre la corsa lungo il versante mette alla prova con la sua consueta scomodità. Gli orientisti annaspano cercando di mantenere la quota, deviati ora da una radice, ora dall’avvallamento di un fiume, ora da un incattivirsi del sottobosco.

Non è certamente la gara più divertente dell’anno, dispiegandosi su lunghe tratte diritte e quasi noiose alle volte, con uno sviluppo lineare: avanti sino in fondo e poi ritorno. Le rampe tagliano le gambe una dopo l’altra, mentre il bosco risucchia le energie mentali con le sue difficoltà, ma si va avanti fino alla tratta monstre, che taglia la mappa da una parte all’altra, come un lungo sfregio. Qualunque scelta si intraprenda il destino non cambia: gambe in spalla e si corre. La noia accompagna lungo il tragitto, perché variazioni quasi non ce ne sono: chi può tira al massimo e chi ha esaurito le energie annaspa. Raggiungere il punto è quasi una liberazione, dopo questa lunga e spietata cavalcata.

Il finale ritorna a punti più ravvicinati, tra le casette del fondovalle e gli ultimi scampoli di bosco a tratti spesso e infido, ma ancora non cambia il canovaccio quasi privo di variazioni di ritmo e direzione. Lo sprint in discesa è quasi una liberazione dopo i lunghi sforzi profusi in questa mappa esigente e fisica, dove le difficoltà non sono mai eccessive, ma arrivare nel punto sbagliato con la mente completamente svuotata dallo sforzo, può portare a gravi errori che aggiungono strazio alle gambe martoriate dalla fatica.

La lanterna 100 della gara long. Anna Caglio si prepara allo sprint finale.