Comacchio ospita l’apertura della stagione 2024

L’orienteering nazionale inizia la nuova stagione tra le lagune di Comacchio; e lo fa con due prove veloci, che riscuotono comunque una buona presenza di orientisti da tutta Italia. Un bel weekend assolato, con una temperatura fresca e gradevole, fa il resto, apparecchiando una due giorni di gare piacevoli; e contando che l’ultima volta che si era corso in Emilia Romagna c’era stato il finimondo di Corno alle Scale, questo è un gran passo in avanti.

La gara del sabato si disputa nella parte orientale di Comacchio, quella dall’anima meno turistica e più popolare. Pronti via si è calati in un mosaico di piccoli condomini, molto dimessi per non dire degradati, che celano tranelli continui. Si corre tra un susseguirsi di stretti passaggi, siepi e forme irregolari degli edifici, che rendono difficile la lettura veloce e molto facili gli errori. Gli ingressi nei cortili o i vicoli sono talmente tanti che è arduo gioco indovinare quello giusto; dopo qualche minuto la distinzione tra passaggio consentito e accesso privato si fonde in un labile confine che può costare parecchi minuti sul cronometro. I vicoli sono talmente stretti e ravvicinati e contorti che, spesso, adescano tentatori per finire nel nulla e ridere beffardi dell’orientista che, imprecando, deve tornare indietro. La corsa è continuamente interrotta da cambi di direzione, urti con concorrenti che sbucano dietro un vicolo, nonché passaggi visti all’ultimo o mancati. Solo nel finale si possono dispiegare ampie falcate, rientrando verso il centro cittadino, dove le vie si allargano e i passaggi si fanno più chiari. La corsa lungo il canale che porta all’arrivo viene macinata a gran velocità da tutti, ingranando quelle marce che finora sono state perennemente ingolfate dall’ingarbugliata matassa di vicoli.

Chiara Caglio passa al punto 100 sul caratteristico Ponte degli Sbirri, sprintando verso il finale di gara 1.

La domenica il livello si alza decisamente, almeno dal punto di vista scenografico, mentre la gara cambia completamente aspetto. La partenza ha un che di bizzarro: tra la chiama ai meno tre e la partenza vera e propria, c’è un edificio che è a picco sul canale, tanto che pare di dover partire sull’acqua. Poi, presa la mappa, si delinea un tracciato decisamente più tradizionale come contenuti rispetto al giorno precedente. La zona di canali all’inizio occhieggia a ben più complesse arene, cercando di citare in piccolo gli splendori di un’altra più celebre laguna, anche se Comacchio ne dovrà mangiare ancora di minestra per avvicinarsi appena a Venezia. La parte centrale ha un profilo regolare, tra barriere che obbligano a giri contorti tra gli stretti vicoli e qualche punto nei parchi. Non mancano le trappole, alcune davvero al limite della leggibilità. Pare una lezione spietata di quanto siano rilevanti i dettagli in questo sport. Sei a tutta, correndo al massimo delle tue possibilità per giocarti qualcosa di importante; ti infili in una grossa strada diritta che ti invoglia a spingere; sai che devi prendere il terzo vicolo a sinistra, ma da quella parte se ne aprono dieci di passaggi che potrebbero essere il tuo; ne imbocchi uno sicurissimo, mentre qualche Comacchiese, che ha già veduto passare altri polli prima di te, scuote la testa dall’alto del suo balcone; ed ecco, maligno e beffatore, compare un muretto alla fine, che occlude ogni passaggio, che ti deride indicandoti di tornare indietro e riprovare. Come il giorno prima, il finale si presta maggiormente alla corsa, allargandosi in un reticolo a maglie più larghe, con passaggi scenografi sui ponti più belli della cittadina, unici piccoli dislivelli della giornata.

Le prove veloci e urbane sono generalmente osteggiate dai puristi, e in effetti sono uno sport diverso rispetto a quello dei boschi. Questi ultimi sono una sinfonia, dalla costruzione ragionata e solenne: ci vuole un accordo non banale tra abilità diverse, fuse da quel fenomenale direttore d’orchestra che è il talento; la sua esecuzione deve essere perfetta e prolungata, portando fremiti di piacere agli intenditori che si emozionano di fronte a tanta bellezza. Le sprint sono una canzone moderna, dal ritmo rapido e trascinante, che in pochi minuti deve convincere e affascinare; l’esecuzione è frenetica e incalzante, grandiosa nella tensione che offre la sfida di avere tutto o niente in pochi decisivi attimi. Sono mondi distinti, che rispondono a gusti diversi, e ognuno pone le sue sfide che non sono mai banali.

Laura Vigni sul rettilineo finale di gara 2.
Lorenzo Stalio sprinta passando al punto 100, per completare la sua fatica in gara 2.