E sono sei di fila! Ancora una volta la Polisportiva Besanese vince il campionato italiano di orienteering per società, proseguendo un filotto ormai impressionante: è diventato difficile trovare esempi da altri sport, perché non sono molte le squadre, anche prestigiose, capaci di infilare una così brillante serie di successi consecutivi. Ancora una volta sono state respinte le squadre trentine, ricche di antichi blasoni, le ambiziose società emiliane e le forti franchigie venete.
La distribuzione degli oltre duemila punti guadagnati nel corso dell’anno è suddivisa abbastanza equamente tra le generazioni, ma come sempre il contributo dei master è stato sopra le righe, considerando che il coefficiente di assegnazione dei punteggi sfavorisce le categorie dei veterani. Non c’è stata quasi una categoria over 35, dove non ci sia stato un atleta brianzolo a lottare per il podio: risultato scontato è stata quindi la vittoria della loro speciale classifica quasi doppiando la prima società inseguitrice. Contributo prezioso anche da parte degli assoluti, pur in un anno privo di successi individuali ai campionati italiani. Nonostante una stagione martoriata dagli infortuni, c’è stata la solita messe di piazzamenti da parte dei fuoriclasse e delle seconde linee, compatti, ognuno secondo le sue forze, nel contribuire al risultato finale. Un po’ più in ombra i giovani, solo quarti nella classifica di società riservate alle loro categorie, ma comunque in grado di portare tanti preziosi punti anche loro.
L’ennesimo successo della compagine brianzola corona una stagione che sarebbe bello poter definire anomala, se il proseguire della pandemia non rendesse probabile anche per il 2021 una stagione monca come la precedente, concentrata in un mese o poco più. Poche gare, ma grandi emozioni lo stesso in un anno che di gioie ne ha riservate molte poche. La prima sprint corsa sotto le maestose Pale di San Martino resterà nel cuore di molti, perché in questi mesi abbiamo imparato ad apprezzare la semplice normalità di fare quello che amiamo. I campionati italiani long si sono corsi ad un passo dal Paradiso, nella cornice del Passo Valles per cui è difficile trovare aggettivi che vi rendano adeguato merito. I versanti affilati di Pergine Valsugana ci hanno restituito la gioia di correre nel fango, mentre la pioggia di Vigolo Vattaro ha ricordato i giorni felici di una stagione prima quando tutte le ansie di quest’anno erano lontane. La chiusura alla Doganaccia porterà nella mente di tutti un sottofondo di malinconia , visto il clima di ritorno all’emergenza più nera che l’ha accompagnata, ma anche un piacere sottile per le ultime corse nella natura che ci saranno di sollievo nei prossimi durissimi mesi.
Diventa quasi difficile parlare e gioire di vittorie nel clima triste e opprimente di questi mesi; lo sport pare un po’ un intruso tra la tanta sofferenza e l’eroismo di alcuni, che nessuna impresa agonistica potrà mai eguagliare; ma è bene parlarne di tanto in tanto perché una vita degna non è condita solo di assoluti: sono le piccole gioie a dipingerne la bellezza più profonda. E celebrare una squadra, che sa coniugare la forza del gruppo e la bravura dei singoli, siano i successi degli atleti o l’abnegazione dei dirigenti, è un augurio per il mondo che verrà. Nell’orienteering si è soli quando il bosco ti avvolge e il cronometro ticchetta senza sosta, ma si fa anche parte di una squadra, di un gruppo, con cui condividere le trasferte e i risultati. In un mondo dove sembra che possano contare solo l’individualismo più becero oppure la sottomissione anima e corpo alla massa, questo sentimento di individui con propri talenti e desideri e, allo stesso tempo, parte di una comunità più ampia a cui si è legati, è un soffio di speranza.
(di Andrea Migliore)