(26-27 ottobre 2019)
Maggio è stato il mese più crudele, generando grandinate sul bosco marchigiano, battendo di pioggia la foresta trentina. Settembre sorprese tutti, coprendo i pascoli di Millegrobbe con nubifragi, piegando anche i più forti al levarsi del vento gelido. Per tutta la stagione le intemperie hanno infradiciato gli orientisti, li hanno obbligati a correre nei pantani e sotto la pioggia battente. Così ha sorpreso l’eccezionale weekend di bel tempo che ha accompagnato le ultime gare nazionali. Clima mite e un bel sole di fine ottobre, hanno mostrato il lago di Garda in tutto il suo splendore. Il sole accarezza le lievi onde che s’infrangono sulle rive di Peschiera e Bardolino, sedi dell’ultima gara di Coppa Italia e del Campionati Italiano Sprint Relay.
La gara del sabato ha come tema la variabilità, in quanto cambia faccia in pochi secondi obbligando tutti gli atleti ad abituarsi rapidamente alle variazioni di scenario. La partenza è a dir poco inconsueta: si corre nel campeggio di Peschiera, zigzagando tra alte siepi e file tutte uguali di bungalow. Gli orientisti schizzano sotto gli occhi perplessi degli ultimi turisti, in un gioco di non facile lettura perché le file regolari di piazzole sono tutte identiche e danno pochissimi riferimenti sicuri. La seconda parte è tutta basata sulla velocità in un quartiere dalle vie larghe, mentre il finale nei vicoletti dell’isola centrale riporta al concetto di sprint a cui si è più abituati: svolte rapide e lettura rapidissima per guadagnare gli ultimi decisivi secondi.
Molto più semplice come impostazione la gara di Bardolino, dove viene disegnata una prova veloce, e tutto sommato facile, nell’elegante cittadina affacciata sul paesaggio morbido e rilassante del lago illuminato dal sole. Ma la sprint relay non è una prova da prendere sotto gamba, su nessuna carta. La più scenografica delle prove di orientamento non tradisce le attese, anche su un tracciato tutto sommato banale. È la prova che certifica la forza di una squadra, che mette a dura a prova i nervi nella sfida uomo contro uomo e la responsabilità di correre per altre due persone. Le prove in bosco esaltano la sfida atavica contro la natura, la tecnica orientistica si fa arte e la fatica di districarsi nel sottobosco richiama qualcosa di antico. Le sprint individuali sono la modernità: frenetica, rapidissima, connubio di tecnica e potenza. Le relay mettono in campo un concetto che si tende spesso a dimenticare: responsabilità. L’errore nella gara individuale penalizza te solo, la staffetta obbliga a correre per altre due persone; ogni passo, ogni scelta viene compiuta sapendo che all’arrivo altre due persone fremono contando i secondi al tuo arrivo, gioiranno per i tuoi successi e piangeranno per i tuoi errori. Si sbaglia come individuo, ma si vince o si perde come collettivo: ognuno mette in comune la sua fatica, i suoi talenti e un solo piccolo errore condanna tutti.
La partenza a mass start è sempre un’emozione vivissima. I secondi del countdown passano lenti come secoli, mentre il cuore freme e attorno si scrutano i volti degli avversari. Si prende la mappa e si scatta nel frastuono dell’incitamento e l’ansia di restare incollati ai primi. Attorno è confusione allo stato massimo: lo scalpiccio della corsa, gli urrah della folla, la concitazione dello speaker. Gli occhi vagano spauriti e rapidissimi in cerca di quel triangolo che alle volte si nasconde in qualche anfratto della mappa. La mente lavora frenetica mentre le gambe sono già spinte al massimo perché nessuno vuole provare il disonore di prendere metri dai rivali sotto gli sguardi trepidi dei compagni di squadra. Metro dopo metro si accendono i duelli atleta contro atleta che meriterebbero i versi di Omero per essere nobilitati nel modo giusto. Le gambe vengono sollecitate per tenere testa al rivale di turno, mentre occhi e cervello si affannano per leggere le scelte giuste, sopravvivere ai forking e indovinare le scelte giuste.
Non minore poesia riveste il momento del cambio. Si arriva all’ultimo punto; il fisico che chiede pietà, l’orgoglio che incita ad andare avanti. Il tuo compagno ti scorge. In un attimo nella sua mente sboccia la gioia di vederti arrivare e subito dopo la tensione di dover prendere ora il testimone e la responsabilità. Corri gli ultimi metri senza respirare, odi appena l’incitamento della folla, cerchi di passare qualche avversario a tiro o resistere al suo rientro; intanto i tuoi occhi cercano il compagno tra il gruppo delle persone al cambio, vedi il suo braccio che ti chiama, odi il suo incitamento. Raccogli le ultime forze in quello che è ormai generosità pura; guadagnare un secondo che lui perderà forse per un’esitazione. Ma quel secondo tu glielo hai donato; gli hai concesso un piccolo errore, lo hai coperto tu con le forze ormai al lumicino. Gli dai il cambio, passandogli il peso di badare a tutti: difendere la posizione che hai guadagnato o tentare una disperata rimonta. Poi vorresti crollare a terra e prendere fiato, ma già un’altra paura ti assale: avrai azzeccato tutti i codici? Avrai dimenticato un punto? Sai benissimo che un tuo momento di appannamento condanna anche i tuoi compagni. Così ti fai avanti, ansimante ma roso dal timore. Poi il bip dello scarico suona come le trombe dell’Apocalisse: in un attimo sai se gioire o se sei condannato … se siete condannati. Ci vorrebbero più relay per abituare tutti alla bellezza del gioco di squadra.
Nella gara di sabato per i colori bianco-rosso-blu sono i master a recitare la parte del leone. Stefano in M50 e Licia in W70 portano a casa le due vittorie di giornata, a cui si aggiungono i podi di Angelo in M55, di Anna in W50 e di Annamaria in W60. Dietro di loro solita messe di piazzamenti, mostrando che la Polisportiva Besanese può lottare in ogni singola categoria con tenacia. Bravi anche i giovani, giunti in gran numero e capaci di battagliare in tutte le fasce d’età. Tra i più piccoli si contano numerosi innesti; segno che fin da subito i nuovi arrivati non si sottraggono alle sfide ardue sui palcoscenici più prestigiosi, ma cercano l’esperienza e il divertimento che le gare locale possono dare in misura molto minore. Numerosi i piazzamenti, tra cui spiccano la solita vittoria di Silvia in W12 e il bronzo di Bianca i W20, sempre più convincente nelle prove veloci. Per gli élite posizioni soltanto di rincalzo, nonostante una presenza di alto livello. Il tridente d’attacco della WE che aveva impressionato ad inizio stagione, in parte è assente in parte in giornata no; gli altri cercano di sopperire al meglio delle loro potenzialità ma la top 10 è lontana per tutti.
Discorso completamente diverso invece per la relay. Al lancio della prova élite sono al via sei staffette besanesi, prova di un’eccezionale profondità della panchina rosso-bianco-blu. Ed è Anna a prendersi subito la scena, in una gara pressoché perfetta in cui pare letteralmente volare. Rifila distacchi importanti alle rivali e cambia in testa facendo sognare tutta la Brianza. Ora il peso sulle spalle di Luigi prima e Cesare poi, è pesantissimo perché bisogna per prima cosa non sbagliare gettando così alle ortiche il capolavoro di Anna, ma si deve anche difendere la posizione coi denti dai fortissimi avversari. Da dietro il livello si alza enormemente e gli assalti spezzano metro dopo metro la resistenza dei due lombardi, i quali hanno però l’abilità di non perdere la testa e portare a casa un’onorevolissima quinta piazza dietro vere e proprie corazzate.
La vittoria arriva invece dalla categoria over 50, tradizionale terreno di caccia della compagine brianzola: Anna, Gianluca e Stefano sono la squadra più compatta della categoria e vanno a prendersi una vittoria in discussione per due frazioni e poi agguantata nella terza. Altri due podi arrivano dalla categoria Junior e dalla Master 35. Nella prima è brava Valentina a cambiare nelle posizioni di testa, poi Dario e Marco Anselmo sono abilissimi a risalire al terzo posto, in una gara dai molti ribaltamenti di scena. Andamento simile nella Master 35 con Barbara a ridosso dei primi al cambio e Giuseppe e Simone perfetti nel guadagnare il secondo posto finale. Come sempre la forza di una buona staffetta risiede nel collettivo e questa è una dote che non manca di sicuro alla Besanese.
(di Andrea Migliore)