Atleti besanesi convocati in nazionale

Marco Di Stefano in azione durante la gara sprint.

Estate, tempo di grandi gare: la nazionale chiama gli orientisti più degni ad onorare la maglia azzurra ai grandi eventi, per quanto la federazione bizzarramente abbia adottato, per le prove sprint, una casacca nera che ricorda tempi poco dignitosi, e sicuramente deprecabili, del nostro paese. In poche settimane i grandi campioni della bussola hanno dato spettacolo, partendo dai mondiali assoluti, fino alle prove giovanili che mettono in mostra i futuri talenti dell’orienteering. Quest’anno non c’è nessun atleta besanese al via dei mondiali assoluti, che per la prima volta si sono svolti nel formato composto da sole gare sprint; ma la società brianzola si rifà alla grande nelle competizioni giovanili, dove ha modo di inviare alla causa della nazionale tre eccellenti prospetti.
Si inizia con gli EYOC, gli europei dedicati agli under 18 e under 16. È l’Ungheria ad ospitare la competizione europea, per quanto nell’orienteering dire Europa significa ancora, almeno per le gare in bosco, dire mondo intero. La Besanese contribuisce allo sforzo azzurro grazie ai fratelli Di Stefano, in una stagione per entrambi foriera di grandi successi. Marco si cimenta in M18, mentre la sorella Silvia compete in W16, per quanto in teoria sia ancora una una W14.
L’Ungheria è tradizionalmente terra di ampie e brulle pianure, ma i boschi attorno a Salgotarjan, cittadina a nord est di Budapest, si estendono sulle primi propaggini dei Monti Tatra e sono tutt’altro che gentili. Alternano aree di bosco bianco, moderatamente ripido, ad altre più attorcigliate, condite di vegetazione fitta e avvallamenti dai contorni arabescati, così confusi da parere la linea di un sismografo impazzito. La rete di sentieri è importante, ma la tracciatura agisce sapientemente nel mostrarli come esche per l’antico dubbio dell’orientista: se sia più nobile tagliare per il bosco infido o aggirarlo, allungando, dai sentieri. Fila via più lineare la gara sprint; la prima parte si snoda tra i giardini e i muretti dei villini di periferia, mentre la conclusione guizza veloce tra le ampie vie del centro urbano.
In questo contesto i due fratelli Di Stefano colgono risultati di rilievo contro una concorrenza proveniente da tutta Europa. Silvia, che era probabilmente la più piccola di tutta la start list, coglie due top 20 nelle gare individuali; forse un passo indietro agli occhi di chi è abituato a vincere, ma sul palcoscenico internazionale si tratta di prestazioni di assoluto valore. Questa volta è il fratello Marco a prendersi tutta la ribalta. Dopo un 18esimo posto nella prova long, nella gara veloce si supera arrivando fino al settimo posto. Un risultato eccezionale e, forse, anche insperato, premio di una stagione in crescendo che lo ha visto già sfoderare ottime prestazioni in terra italiana. Sfugge per soli 4 secondi il podio lungo, che tradizionalmente orna i sei migliori d’Europa, ma questo piccolo scacco conta poco: il solo fatto di essere lì, spalla a spalla contro i superbi maestri scandinavi, indossando la divisa di una nazione piccola piccola nell’orienteering, è un successo e, si spera, il primo gradino di una bella scalata verso l’ignoto.
Ci si sposta dal Danubio all’Atlantico per i JWOC, i mondiali Juniores ospitati quest’anno da un bollente Portogallo. Nel descrivere queste gare vengono in mente solo aggettivi surriscaldati, perché se l’Ungheria degli EYOC sfiora la tragedia della guerra, visto che si corre a 200 chilometri dal confine ucraino, l’estate lusitana richiama l’altra grande emergenza del nostro tempo: il clima violentato dall’avidità umana che si ribella, si erge nella sua forza infinita e mostra i picchi della sua ira. Il caldo estremo di questa estate mutila i JWOC alle sole prove sprint, visto che il pericolo incendi sconsiglia di tentare l’avventura nei boschi arsi dalla siccità.
C’è ancora spazio per i colori besanesi, con il bravo Matteo Mandelli convocato in nazionale a coronamento di una stagione di successi. La prova sprint non sorride, però, al forte atleta brianzolo, giunto molto staccato dai migliori. Sicuramente la competizione accorciata non premia adeguatamente gli sforzi e i sacrifici di Matteo, ma l’onore di aver vestito la maglia azzurra è per pochi e merita soltanto applausi.