Dopo tre anni di attesa, torna la 50 Lanterne in un contesto e un formato completamente nuovo. L’ormai classica gara score, che per anni ha chiuso la stagione dell’orienteering lombardo, quest’anno la apre; e lo fa in una veste che coniuga la tradizione con la ricerca di formati nuovi. Non cambia il concetto di fondo: il concorrente ha tre ore di tempo per raggiungere quanti più punti possibile dei cinquanta posati sul terreno. Quest’anno, però, l’organizzazione, come sempre appannaggio della Polisportiva Besanese, ha deciso di far svolgere la gara in notturna, tra le tenebre e le ombre che celano le lanterne alla vista.
Si parte agli ultimi chiarori di una bella giornata invernale. La postazione di partenza, presso la Cascina Rampina di Monticello Brianza, ospite dell’edizione di quest’anno, offre uno splendido sguardo sulle cime recentemente innevate delle Alpi Lombarde. Il colpo d’occhio è magnifico, ma nessuno ci fa caso nel minuto precedente la partenza, in cui i concorrenti scrutano la mappa per definire la strategia e la direzione dei primi punti. La tensione è palpabile in ogni categoria, emozione accentuata dalla mass start in cui si percepisce la presenza degli avversari e ogni forza in campo è rivelata al primo scatto. La peculiarità di questa gara è, infatti, l’assenza di un percorso definito. È una situazione abituale nell’orienteering, si potrebbe dire, dove ognuno decide la strada che preferisce, nella speranza che sia la migliore e di indovinarla davvero. Ma nella 50 Lanterne non esiste neanche il comodo filo d’Arianna del tracciato, che punto dopo punto offre la confortevole sensazione di una qualche guida nel caos della traduzione della simbologia nella confusa realtà. Neppure questo estremo appiglio è concesso: la scelta della strategia contribuisce a definire chi correrà per meno tempo e chi si sfinità in lunghi giri mentre il cronometro ticchetta implacabile.
La partenza, si diceva, illude con gli ultimi sprazzi di luce che conducono le prime cavalcate nei campi mossi ma ben visibili della campagna brianzola. Poi cala il buio, si accendono le frontali e solo un flebile fascio luminoso può guidare nella notte. I punti, che di giorno sarebbero pura accademia, si complicano improvvisamente, le trottate nei campi diventano incerte. I sentieri sfuggono infidi e nulla può dire che cosa vi sia, nella notte, oltre l’esile fascio di luce della pila. E, lentamente, sale in cattedra la campagna brianzola, che nell’oscurità rivela le sue insidie; schiacciati tra paesi e capannoni, i campi lombardi devono concentrare in pochi ettari le trappole che altrove si possono sparpagliare per chilometri. Dapprima sono solo sentieri erbosi che nel buio si confondono e possono sviare; poi compaiono le canalette, talune piene di acqua gelida da guadare senza paura; quindi arrivano le zolle infide e, alla fine, gli assoluti padroni dei rari boschetti sopravvissuti: i rovi. Si concentrano in pochi punti, ma assolutamente implacabili per chi ha la malasorte o il folle ardire di attraversarli.
Punto dopo punto ci si abitua alla bolla dell’oscurità, ma i chilometri macinati sono tanti. E mentre le forze svaniscono e la lucidità cala, i dubbi avanzano: avrò scordato qualche lanterna? Sarò beffato alla fine da qualche punto, un po’ imboscato, che ho mancato? Si scruta il cartellino, tocco vintage per una gara che anche solo per la distanza possiede una suggestione antica, cercando di capire se i pezzi stanno andando a posto uno dopo l’altro o se qualcuno manca. Ogni volta il controllo lascia con il fiato sospeso, perché una dimenticanza in un luogo lontano può significare chilometri in più o uno smacco che farà perdere il successo.
L’ambientazione notturna ha ridotto un po’ numeri di iscritti per una gara sempre molto amata, ma gli oltre sessanta coraggiosi partiti dalla Cascina Rampina, per questo devono essere ascritti a maggiore onore. Messe di successe per gli organizzatori, che si impongono in quasi tutte le categorie, nonostante un’agguerrita concorrenza di altri atleti italiani, nonché dei sempre temibili cugini ticinesi. Successo pieno in ME dove Luigi Giuliani si impone nettamente, accompagnato sul podio da Marco Anselmo Di Stefano, terzo al traguardo. Vittoria netta anche in WE dove Silvia Di Stefano mette in fila tutte le avversarie: inizio di stagione sontuoso per la classe 2008 che mette subito in chiaro, alle più esperte rivali, che la categoria regina almeno in Lombardia andrà spesso alla più giovane. Bene anche le categorie giovanili dove Alessandro Sala e Chiara Magenes si impongono in M e W 18. Tra i master i brianzoli della Polisportiva Besanese si impongono nella over 55, con Stefano Brambilla, e nella over 35, con Barbara Giuganino. Sfuggono alla squadra organizzatrice solo le categorie M35 e W55 per completare quello che, altrimenti, sarebbe stato un filotto pieno.